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un'idea di: Marco Salicini

 

rigatoni aleotti 

Il Ristorante Bottega Aleotti sprigiona tutta la gioia “domenicale” della tavola, un sentimento che dovrebbe sempre essere corrisposto, accomunando lo spirito dei clienti e avventori ma che il favoloso personale di sala e cucina, in questo caso riesce ad espandere con diletto e passione. L’amore e la passione per la cucina, sono due istinti ingovernabili per lo chef e patron Demis Aleotti,  residente fisso tra tegami, pentole, fornelli e soprattutto forni, vista l’incredibile e maniacale dedizione dedicata agli impasti e alle lievitazioni. Se la fede dello chef è di stampo petroniano (ha iniziato nei mitici anni 90, girovagando tra alcune delle tavole più classiche della città come Da Fabio, Da Silvio e Alice da Oscar) il cuore è rimasto qui a Crevalcore, dove tra tutte le difficoltà del caso (non da poco il traumatico terremoto del 2012) già da tempo ha donato l’anima al suo locale, diffondendogli una componente fondamentale quale l’identità e allargando la sua famiglia creando una complicità corale e senso di corrisposta appartenenza, tra tutti i volti della Bottega. Qui potrei soffermarmi su quanto è importante coinvolgere il proprio personale all’interno di un progetto, creando un clima ideale e stimolante, percepito dal commensale, che una volta varcata la soglia del centro storico del paese, dimentica facilmente i chilometri in più che separano Crevalcore dai principali centri cittadini di riferimento tra Modena e Bologna. Coccole su coccole, attenzioni, una cura e uno studio per il dettaglio, valorizzano il servizio e il clima di una sosta rasserenante e festosa : la grazia e la discrezione di Simona Bongiovanni, il bon ton e la fiammeggiante professionalità del maitre Enrico Albertini, l’audace precisione della sommelier Cecilia Gozzi fanno parte del binario che traghetta la preparazione e l’ospitalità.

pane insalata di coniglio piada
Il buonissimo cestino del pane, l'insalata di coniglio, la piada della Bottega

L’olfatto viene persuaso dallo sciame profumatissimo di farinacei e lievitati appena sfornati : il cestino del pane dà soddisfazione alla manualità propedeutica che impegna lo chef notte e giorno ( pane bianco e integrale, grissini, focaccia pomodoro e origano, schiacciata al rosmarino ) è un inseparabile tutor per ogni pietanza, nonché uno di quei gettoni da bonus, di cui fanno parte anche le varietà di sali e spezie per personalizzare le carni ( circa 10 tipologie in vasetto ), le due tipologie di olio e gli sketches finali con cui si viene travolti di dolcezza, come la friabile e casereccia bontà di canestrelli e biscotti e i marshmallows arrostiti dalla fiamma al momento. Al centro di questa continua girandola di vizi e attenzioni, un menù che non passa di certo in secondo piano : tanta materia prima di fresca e buona qualità, cotta con riguardo e fulgida precisione, mantiene costanza, concretezza, comfort ed equilibrio su tutte le voci, attualizzando piatti classici e tradizionali, senza imbiancarne i sapori, ottimizzandone una riguardosa digeribilità finale. Dagli antipasti il design moderno del vitello tonnato, la competitiva formazione di salumi, la scibile romagnolissima consistenza della piada homemade con carne salada, stracciatella e rucola marinata oltre a un diversivo appagante come lo gnudo di coniglio in salsa tartara ( una “papposità” che rispolvera il best of della nonna ) acclimatata dalla croccante freschezza del finocchio e dell’insalatina. Macroscopica la consistenza delle paste, derivata da cotture metodiche per regalare il bengodi alla masticazione, ho ben goduto nelle visite precedenti dei tortellini (in estate con crema di parmigiano e perle di aceto balsamico), dei risotti e delle altre paste chiuse, soddisfazioni replicanti nel rigatone “Carla Latini” al ragù d’anatra, pollo e faraona tagliato a coltello dell’Azienda agricola “Il Vecchio Pollaio” (salubre ed energizzante la qualità della materia) con senape rustica, piselli e patata soffiata, un acuto divertente e centratissimo per marchiare un piatto dalla delicatezza sorprendente.

vitello spalla di maialino
Vitello alla piastra e spalla di maialino

I Secondi piatti, sostanzialmente carnosi, aprono le danze alla bassa temperatura con finali in cottura ideali per tatuarne succulenze che mettono in moto le papille : cito la spalla di maialino con mele al lambrusco, un complemento di ferrosa e crocchiante grassezza a ricoprire la scioglievolezza morbidissima della carne, addolcita e inacidita quanto basta dai cube di mele e ricoperta dallo strato pungente di senape o il vitello della “macelleria Zivieri” alla piastra con crema di parmigiano, prosciutto langhirano croccante e porcini : un ghiottissimo turbinio di consistenze equilibrato e distribuito con una sicurezza disinvolta davvero ben maturata. La parmigiana di melanzane e la battuta di cervo con colatura di alici sono ulteriori fragranze di stagione ben eseguite.

bombolone
Il bombolone alla crema

L’emisfero dessert meriterebbe un articolo a parte : l’insolita passione che travolge Aleotti per i dolci lascia ogni volta la certezza che qui il viaggio varrebbe anche solamente per addolcire il palato, dalle squisitissime ed eleganti effusioni pastry. Il nostalgico hype 80y del semifreddo after eight in salsa di Baileys con crumble di mandorle, la  tenerina fondente Valhrona con mascarpone bianco al latte, l’addizionata dolcezza della ricotta caseificio “Caretti” montata sulla sfoglia siciliana e smorzata con le scorze d’arancia e poi un idillio sui bomboloni, mantra emblematico dello chef, virale erotico desiderio di tutti gli avventori, che ad ogni assaggio continuano a migliorare lasciando quasi increduli per il tasso abrogato di unto e per quel dionisiaco sgonfiore da cui cola un dosaggio generoso di crema corroborante, antagonista della stucchevolezza. Asciutta la carta dei vini ma che ben indirizza su etichette di buona leva, azzardando prezzi altamente competitivi e riaprendo il discorso sulla cura al dettaglio, merita l’impegno con cui vengono selezionati distillati di ogni tipo e amari finalmente meno popolari. Il locale in estate apre un intimo, arioso e rinfrescante cortile estivo mentre all'interno da un paio d'anni l'atmosfera ha assunto tinte shabby, alleggerite da dettagli classici e moderni tra cui figurano quadri, lampadari e bellissimi specchi appesi alle pareti.

 

jermann passito sala
Il Riesling 2016 di Jermann, il passito a fine pasto, il restyling della sala

 

RISTORANTE BOTTEGA ALEOTTI

Via Paltrinieri 62, Crevalcore (BO)

051981651

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