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un'idea di: Marco Salicini

 

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Allo Spaccio vendiamo SOLO ciò che la terra ci dona. Da noi non troverete prodotti commerciali ma quello che il lavoro della campagna ci può offrire e, per scelta, lo proponiamo nel modo più naturale che conosciamo SENZA ADDITIVI per rendere più rosei i nostri salumi. SENZA FILTRARE i nostri vini e le nostre birre per farvi assaggiare il gusto genuino di ciò che facciamo.
Quindi accomodatevi e godetevi l’esperienza autentica dei Colli Bolognesi.

 

 

Questo è ciò che sintetizza la lavagna posta all’ingresso dello Spaccio Belfiore, realtà agricola nata per interfacciarsi con la clientela attraverso pranzi-merende ed aperitivi poco prima dell’avvento del covid ma in realtà presente nell’ecosistema campestre bolognese da più generazioni, attraverso una produzione agreste rigogliosa.

Ed è sempre stata la famiglia Fontana a preservarne e tramandarne l’essenza, accudendo e curando caratterialmente, i tratti del terroir più autentici e originari delle colline nostrane.
“La nostra filosofia è questa ed il mio obiettivo, visto che siamo solo io e mia moglie e una ragazza che ci da una mano, è che i prodotti che coltiviamo,produciamo e serviamo, comunichino al cliente tutto ciò che facciamo, l’identità genuina, florida ed incontaminata del nostro podere” dichiara Francesco Guido Fontana, titolare assieme alla moglie Roberta.

Lo Spaccio Belfiore si è attesa per la profondità rispettata quotidianamente nel suo complesso operativo, come un bagliore radioso tra tutte le opportunità gastronomiche trapiantate nel versante collinare sotto il Comune di Bologna. Non servono nemmeno dieci minuti di macchina dal centro storico, ricordando quanto è strategico e maestosamente verde il capoluogo emiliano, per salire verso San Mamolo e raggiungere uno spazio agreste disteso in 12 ettari, con l’impagabile piacere del cortile estivo con vista San Luca che recita il pienone da Maggio a Settembre e una sala interna rustico-moderna emozionale, illuminata da due vetrate ammalianti con vista panoramica paesaggistica e materiali di recupero.

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Alle spalle c’è un mondo meraviglioso tutto da scoprire, passato di testimone in testimone, scorrendo l’albero genealogico dei parenti e degli avi di Francesco. E’ la filosofia del kilometro vero, che il poco più che trentenne da appunto tre anni ha voluto presentare alla platea locale, alimentando una visione decisamente più etica e tracciabile, finalmente pura e internamente connessa a 360° intorno alla filiera. Realtà altamente considerevole che ci auguriamo induca e ispiri gli altri open spaces dei dintorni che ahimé faticano tremendamente ad impegnarsi con un piglio sincero e qualitativo. Ancorarsi alla bellezza del fresco, dei tramonti è più che sufficiente da anni d’altronde per assicurarsi un trend altamente costante con il consumatore, svuotando nei tre mesi estivi i bar, le osterie e i ristoranti adiacenti alle Due Torri ma sebbene molte attività neofite siano emerse nelle ultime stagioni, lo stampo dei menù è pressoché il medesimo : risulta difficilissimo individuare progetti in grado di esporre una vetrina realmente artigianale ed autoctona del panorama collinare bolognese, limitandosi (nei casi più fortunati) a proporre un autoproduzione in loco limitata ad 1/5 delle vivande.

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Spritz a pochi euro, birre convenzionali, spiedini di carne precotti e materie prime provenienti dalle distribuzioni industriali o fuori dal raggio chilometrico territoriale predominano l’offerta, attirando un target d'utenza quasi prevalentemente giovanile – distaccandosi però dall’incuriosire nel continuativo un pubblico più curioso o gourmand; assurdo pensare che nel polmone bucolico petroniano, non vi sia mai stato un top player.
“Per noi sarebbe bellissimo trovare complicità e confronto con i nostri vicini di casa e che esistessero molte altre aziende familiari e contadine ma non solo : i colli bolognesi dovrebbero esistere e resistere tutto l’anno, non solo da fine Maggio a Ottobre, creare un sistema collaborativo, diventare un punto di riferimento identitario su prodotti che dal campo alla tavola vanno ben oltre al km 0 o alle certificazioni biologiche” afferma Francesco mentre ci apre le porte alle sue coltivazioni.
Francesco stesso ha il dono di quadruplicarsi : coltiva la terra assieme al padre, cucina e intrattiene la clientela con un entusiasmo irrefrenabile e quell’accoglienza degna dell’oste 2.0, condotto destreggiando un’ironia sarcastica esilarante mai fuori luogo.
C’è l’orto, gli alberi da frutta – queste sono delle pesche autoctone, ci sono 400 alberi in tutto il mondo, crescono le scaccarote e le sanguinella (ci racconta Francesco ndr), le galline che scorrazzano liberamente, i maiali che sguazzano nel fango e si distendono nella loro tettoia, i campi di grano e di orzo, i vigneti di Sangiovese e Albana mentre il Pignoletto viene coltivato su vigne esterne a Sasso Marconi.
“Il fiore all’occhiello dei miei vini, su cui mi impunto nell’esprimere al massimo un’essenza fedelissima e trasparente alla spontaneità delle piante, è l’Albana in anfora di terracotta : l’argilla è la mia e l’ho fatta costruire appositamente da un artigiano fiorentino”. I grani sono sorgenti vitali di tigelle, piadine, crescente, pizze e focacce; l’orzo per le birre mentre creano dipendenza le formidabili marmellate, onestamente tra le migliori mai assaggiate fino ad ora, per una naturalezza zuccherina sorgente esclusivamente fruttuosa e per una consistenza rugosa distinguibile, ne troverete una bella varietà tra cui rimane particolarmente speciale la mela cotogna.

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Dalle 18 alle 21,30 allo Spaccio vengono serviti anche i buonissimi salumi che Francesco lavora direttamente : lo status quo dei suini d’altronde lo scruta ogni giorno, vengono macellati a Molinella poi affinati autonomamente e quindi serviti in tavola. Il prosciutto crudo che sta stagionando due anni, una spalla cotta deliziosa, succulente e assuefacente, il lonzino semi stagionato il salame aromatico e la pancetta arrotolata. Affettati salubri, freschissimi e digeribili seguiti dai pani appena sfornati, dalle morbidissime e fragranti tigelle come le piadine, dai formaggi che ad ora provengono dalla Valsamoggia oppure nel caso del piacevolissimo caciocavallo,  prodotto artigianalmente a Budrio. Le farinate di ceci, le frittate, le croque madame, apricot, rostle e crostate caserecce però non esprimono nemmeno l’ouverture del background di Francesco Fontana : l’inizio del 2023, dopo anni di cavilli burocratici, segnerà finalmente l’apertura del ristorante e potrebbe siglare realmente l’apertura di una nuova era gastronomica dei colli bolognesi.

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Fontana è sì agricoltore dalla nascita ma soprattutto chef da un curriculum lungimirante e virtuoso : cresciuto nelle belle cucine bolognesi, tra le stufe di Max Poggi (Al Cambio), Mario Ferrara e Paolo Carati al Caminetto d’Oro per poi intraprendere un percorso in ascesa susseguito da cucine stellate : l’anno in Osteria Francescana, il biennio al Clandestino sotto le direttive di Moreno Cedroni, l’esperienza in Francia con Alain Ducasse, la stagione in Australia assieme alla moglie, l’Erba del Re da Marchini ma anche l’arte pasticcera appresa alla Regina di Quadri da adolescente e soprattutto l’Antica Corte Pallavicina dal mastro dei salumi Spigaroli : “ Quella è stata un’esperienza imprescindibile per me, ho capito come mi sarebbe piaciuto fare ristorazione, un approccio unico orientato intorno alla filiera”.
Ed è così che oltre ad aver irrobustito le radici culturali-culinarie e materiche della tradizione emiliane, ha imparato a pulire e rispettare il pesce a certi livelli, destreggiarsi su fondi, cotture e sfoglie della scuola francese, conoscere i segreti della conservazione del maiale. La cucina, dotata peraltro di spazi importanti e attrezzature all’avanguardia è già pronta e freme dall’idea di potersi esprimere : c’è già un Green Egg con cui lo chef-agricoltore si diletta in affumicature, alle spalle della cantina dove fermentano i vini e le birre lager o ambrata.
“Fino a pochi mesi fa eravamo anche bed & breakfast ma per orpelli burocratici mi sono trovato a scegliere tra ristorante e hospitality. Da febbraio 2023 continueremo ovviamente con lo spaccio e gli aperitivi con i nostri prodotti ma avvieremo finalmente il nostro ristorante aperto tutto l’anno sui colli bolognesi, in cui unirò i miei due percorsi di vita : la cucina e l’agricoltura; prima però presenterò la mia pizza, che sto testando su lievitazione e cottura, la mia mortadella che per mantenerla realmente naturale e contemporaneamente buona, dovrò ancora puntellare qualche passaggio ed i grandi lievitati tra cui il panettone, prodotto ovviamente con i miei canditi”. Si potrà sempre contare su una visita al Belfiore o su una spesa a km diretto ma si potrà godere anche di una pasto meritevole, accomodati su tavoli ricavati da vecchie querce, manodopera dello stesso Francesco naturalmente.

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LO SPACCIO BELFIORE
Via dei Colli 39, 40136 Bologna
3755563772
www.lospacciobelfiore.com 

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