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INTR10
un'idea di: Marco Salicini

 

 VIETRI SUL MARE 

 

La Costiera Amalfitana si è scoperta una soluzione d'eccellenza per un week end di fuga, alla ricerca del relax e di un leggero anticipo d'estate (o di fiorente primavera). Tanta e per certi versi inaspettata quiete, una vegetazione colorita ed espressiva, educazione ed ospitalità rieccheggiano da Salerno ad Amalfi, nel lato est della Costiera. Probabilmente il tour completo richiederebbe gli oltre dieci giorni: tra mare, montagna, isole, passeggiate paradisiache e trecking nei sentieri perduti dell'entroterra, cascate e città storiche il menù è veramente ampio. La missione impossibile è "mantenere la linea". Farinacei, latticini e abbondanza riempiono le tavolate stracolme soprattutto di pesce.

HOTEL RAITO
(COLAZIONE E PRANZO)

Raito dista circa 2 kilometri da Vietri. L'Hotel Raito è l'indiscusso protagonista della minuscola frazione. La sua posizione panoramica è rara e preziosa, grazie ad uno strapiombo micidiale affacciato sul mare, capace di regalare continue e variopinte tonalità, tramonti e paesaggi mozzafiato ad ogni ora, oltre a una veduta globale di tutta la Costiera. 

 

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La sala da pranzo del ristorante Il Golfo situato all'interno del ristorante è ampia, fresca, elegante (lunghe tovaglie bianche) e luminosa impreziosita dall'incredibile e ammaliante vista mare pluricitata. La colazione è ricca, provvista di quattro banchi per il buffet in cui è possibile servirsi su ricarica, sistemandosi magari nella terrazza a contatto armonioso con il mare e la costiera. Cornetti e brioches di vario genere, fette biscottate con le marmellate, cornflakes dolci e integrali, yogurt e un ottimo parterre di torte fatte in casa (la pastiera, i muffin, cioccolato, mele e arance, le zeppole e molte altre creazioni di giornata). Oltre alla macedonia fresca vi è un laborioso parterre improntato sull'American Breakfast: attorno ai succhi di frutta ecco spuntare: wurstel, salsicciotti e bacon da abbinare alle uova strapazzate. Insalate miste, verdure grigliate e salmone affumicato sono ulteriori abbinamenti per un brunch carico di gusto, freschezza ed energia. Ordinabili pancake coi mirtilli, tagliata di Angus, uova alla coque e altro ancora da Menù.

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Il pranzo Le due entré restano memorabili: il pizzino fritto seduce e prende per la gola grazie alla freschezza del pomodoro e alla morbidezza dell'impasto. Assieme all'elegante cestino di pane, ecco il burro d'alici (specialità della zona, in particolare di Cetara,che vedremo dopo) spalmato con disinvoltura sulle pagnotte.
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Il proseguo è un trionfo: la sfogliatella ai moscardini è un piatto che difficilmente dimenticheremo e probabilmente racconteremo ai nipotini. La destrezza e il manto della sfoglia, portano il tradizionalissimo antipasto campano a uno scioglimento lento e dissanguante (certe esperienze si assaporano, non c'è altro modo). Tenace e convincente la cottura del polpo, dall'altra parte. Tra i secondi una corona di tagliata di tonno in crosta, ci piace per la sua freschezza ma non rimaniamo col fiato sospeso. In conclusione il gran finale abbina la frutta alla ricotta e anche in questo caso, navighiamo in un mondo nuovo, al nostro palato sconosciuto. La ricotta sarà una grande, grandissima protagonista..perchè latticini così non pensavamo nemmeno potessero esistere (accostata poi, su una tarte tatin da inchino per l'estro dell'impasto)! 

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EVU'
(CENA)

 


 
Vietri è una semplice, piccola e folkloristica cittadina caratterizzata dalle ceramiche e dall'artigianato. Tra le numerosissime pizzerie e ristoranti che la colorano, Evù (sinonimo di verità) spicca per una proposta ambiziosa e di tendenza, all'interno di un contesto puro e verace. La proprietà a gestione familiare amalgama la professionalità, il dettaglio e le peculiarità (oramai mode)che la cucina di un certo tipo oggigiorno segue, mantenendo però l'istintività e la praticità di una volta. Buona l'apertura, coadiuvata da un tenue e intraprendente Tramonti Bianco della Cantina S.Francesco.  La carta di Evù si focalizza sull'ABC: spaghetto alle vongole e pesce al forno, a prezzi onesti e popolari; il discorso muta quando vengono raccontate e illustrare le proposte del giorno, indiscutibilmente più rinomate e creative ma allo stesso tempo più costose (e il conto stesso a  divenire una sorpresa...). Contrasti e contorni tra sapori, verdure, fritture e caldi-freddi un mix originale e stuzzichevole. Il proseguo propone uno scorfano con patate (piatto fresco e marinaresco) e un ottimo ed esaustivo spaghetto cacio e pepe ai ricci di mare (cottura perfetta, consistenza convincente). Il gran finale porta un paio di liquori al finocchietto, quattro chiacchiere con il giovane e attento gestore (peraltro scopriamo essere amico del nostro Iacobucci) e un paio di nuovi meravigliosi dessert, dove una ricotta di capra freschissima ancora una volta ci elettrizza. 

 

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SUD EST RISTORANTE PIZZERIA

Caricati di enormi aspettative e ridondante ossessione, cerchiamo la migliore pizza nei paraggi. Barman, receptionist, taxisti ci suggeriscono a gran voce il Sud Est Ristorante Pizzeria di Vietri. Ambiente verace e spartano, atmosfere da Bar Sport, schiamazzi, grida e frenesia: imbrigliati nelle più clamorose e veritiere atmosfere campane da Benvenuti al Sud attendiamo con attesa e curiosità la nostra prima pizza campana. Un cameriere è assente per malattia, il ristorantino è strapieno, vengono addirittura improvvisati coperti riempiendo la sala con tavolini e seggiole dal cortiletto frontale. Il servizio è in preda al delirio, la clientela reclama birre e bibite, qualche pizza viene sbagliata. Nell'attesa avevamo chiesto qualche mozzarellina fritta: ci arriva un fritto completo, provvisto di ulteriori verdure e patatine (che nel conto finale non ci verrà conteggiato). Arrivano le nostre due pizze farcite (una salsiccia e melanzane e la mia speck e fontina). Sorprende immediatamente la mantecatura e la freschezza del latticino e del pomodoro mentre sull'impasto e sulla crosta che dire, nulla di indimenticabile o di nuovo... probabilmente ciò è dovuto a un'esportazione oramai plateale della pizza (e pizzaioli) campani e napoletani. Responso finale: pizza molto buona ma non indimenticabile (a differenza della sfogliatella o dei dolci alla ricotta assaggiati durante il soggiorno).

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SALERNO 

 

Salerno è una città che sta vivendo probabilmente una fase di transizione. Ci ha colpito l'ordine, la tranquillità e la logistica (dalla stazione al centro storico). 2 kilometri di lungo mare dove i pescatori cercano con passione, gioie e soddisfazioni dalle loro canne da pesca. Il centro è costellato da continue strade in salita, peccato che qualche chiesetta sia chiusa è, al contrario, aperto al pubblico il Duomo maestoso, storico e imponente da fuori (che spessore il campanile) fondato nel 1088, oggetto di restauro nel 1688 dopo il terremoto. E' paradossale e per certi versi stomachevole, il nitido contrasto avvertito tra la magnificenza a caratura medioevale avvertita tra il cortile, il transetto, il quadriportico, la cripta (contenente le spoglie di San Matteo), le decorazioni rispetto agli interni, completamente restaurati e modernizzati da intonaci freschi, stonati e per certi versi shokkanti. Il tour prosegue con gli incantevoli e amazzonici giardini del Parco Comunale e con i suggestivi e terapeutici Giardini della Minerva: un complesso di orti e piante botaniche, caratterizzate da atmosfere zen e da una vista panoramica con pochi eguali, dove poter rilassarsi degustando un'ottima selezione di tisane e vini bio. Peccato non essere passati sul Castello dell'Arechi, in cima a Salerno, dov'è possibile ammirare una veduta complessiva di tutta la città. Per spezzare l'appetito scaturito dalle lunghe camminate, c'è tempo per una sosta alla Gelateria Nettuno (la migliore della città), dov'è possibile vivere l'ambiente ruspante, verace e caotico tipico delle pasticcerie campane. Il gelato si fluidifica e sbizzarrisce tra i meandri della nutella, cioccolato, nocciola e vaniglie: un po' troppo dolciastro ma sorretto da un cono degno di nota (ricotte, pere, fichi e croccante i nostri gusti). Siamo riusciti a resistere alle meravigliose e ghiotte focacce, pizzette e panzerotti che sfilanano appena sfornate, d'innanzi ai nostri occhi (è un consiglio per togliersi lo sfizio di una colazione golosa). Da un punto di vista ristorativo, ad oggi oltre a qualche piccolo Bistrot di tendenza e una sfilza infinita di locali clamorosamente turistici, Salerno manca di nuove idee e "chicche" particolari, galleggiando a mollo alla ricerca di un restyling necessario, subendo probabilmente il fulcro propositivo proposto sulle tavole dagli arrembanti ristorantini nei dintorni. 

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CAVA DEI TIRRENI

 

CASA RISPOLI

 

Cava dei Tirreni è un borgo coperto dai portici, tipico e inaspettatamente modaiolo. Un lungo corso affollato, riempito da Pasticcerie di un certo tipo energizzate dalla vistosa clientela corsa ai ripari dal tram tam settimanale, pronta a godersi lunghe colazioni nei tavolini all'aperto sotto al sole. Tra boutique, firme e marchi di un certo calibro e Bistrot 2.0, spiccano diversi ristoranti, pettinati e ornati dal fascino e dalle luci racchiuse dai portici di Cava. C'è qualche cinema, una sala giochi, le villette sono moderne e gradevoli: un borgo chiccoso ideale per una gita fuori porta nel week end (nell'entroterra). Il Santuario Francescano e la Concattedrale di Santa Maria della Visitazione richiamano le caratteristiche espresse dal Duomo di Salerno, condensando lo storico esterno a un luminescente e appariscente rifacimento moderno, espresso negli interni. La sosta gastronomica ci porta a Casa Rispoli, all'interno di un ambiente pulito e luminoso, frequentato da un ampio raggio di clientela di ogni tipo. C'è attenzione e richiamo ai piatti più ruspanti della tradizione, presentati con cura e dedizione. Due calici di una falanghina giovane e locale e il solito ricco e vario cestino del pane aprono il nostro pranzo. Lo chef è Gioacchino Attianese, abile e ambizioso pittore della cucina grazie alle sue rivisitazioni ed elaborazioni di una materia prima rinnovata secondo le stagioni. La gestione è familiare, ad opera dei "figli d'arte" della seconda generazione della famiglia Rispoli, un nome forte e virtuoso nella ristorazione salernitana. Un parterre luccicante e cristallino di crudi da un lato: sapori freschi, dinamici e di mare puro (tartare di tonno, gambero rosso, gambero blu, gambero rosa, ostrica,baccalà e "capesanta"), la "Terra Mia" dall'altro (su consiglio dello chef, crudo di gamberi rossi su stracciatella, fresella napoletana e limone candito). Il proseguo si scagliona tra un vivace tagliolino ai gamberi crudi e cotti con piselli e menta e un fragrante baccalà fritto (con finocchio croccante, agrumi e alici) in grado di creare una condensa gustosa e vigorosa con l'aiuto dei contorni. Apoteosi nel dessert finale: ricotta-fichi e noci in bicchiere: un'oasi di freschezza, passione e goduria. 

 

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 CETARA

ACQUAPAZZA

 

Cetara è un borgo spoglio e rurale, conosciuto per le alici. Il ristorante più famoso è "Acquapazza" gestito da Gennaro Marciante e Gennaro Castiello. Nell'elegante ed estremamente caratteristico e carismatico ristorante, vengono tramandati usi, costumi, sapori, profumi e tradizioni di Cetara e non solo. L'ampolla con la colatura di alici è fissa sul tavolino, pronta a personalizzare e ambrare ogni piatto, il sottofondo Jazz e l'atmosfera intima decorano bene tutto il resto. Il menù è legato alle ricette tradizionali di Cetara, la cucina è molto attenta e curata, tramandando sapori forti, presentazioni distinte senza essere gourmet. Conquista fin da subito il trancio di spada affumicato sulla sua vellutata, impeccabile la degustazioni delle alici sul loro olio giallo. Piacciono le trofiette al pesto, un piatto dinamico e al dente. Rustico e saggio il pane nero abbrustolino annaffiato nell'olio, perfetto, incisivo e avvolgente l'ottimo Pietra Brox dei Giardini Arimiei (la carta dei vini è eccellente e sfoggia etichette interessanti e itineranti ad ottimo rapporto qualità prezzo). Per concludere un abbondante, sacra e aromatica pastiera napoletana e quattro bicchierini di liquore al mandarancio.  Cena di qualità immersi negli arredi e nelle ceramiche tradizionali, conto giusto (prestate però attenzione).

 

 

Avremmo voluto provare..

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